CALEIDOSCOPI
Sculture di Paolo Delle Monache e film di Benoit Felici, 2016
STUDIO MUSEO FRANCESCO MESSINA
FILIPPO DEL CORNO
Assessore alla Cultura, Comune di Milano
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(…) In Caleidoscopi, attraverso la ricerca sperimentale che unisce due discipline quali scultura e videoproiezioni, gli autori, Paolo Delle Monache, scultore, e Benoit Felici, regista, intendono fornire una chiave di lettura della contemporaneità, rappresentando l’indefinibile, il sogno. Le sculture di Paolo Delle Monache e i filmati di Benoit Felici, sovrapponendosi, diventano contenuto e contenitore uno dell’altra in un reciproco rifrangersi e completarsi nella composizione di un’apparente frammentazione di segni e di codici.
*Estratto dal catalogo della mostra
MARIA FRATELLI
Direttore Studio Museo Francesco Messina
Sculture della luce e dell’ombra*
Quale è il confine di una scultura? La forma finisce sulla sua superficie o comprende i vuoti che essa crea? Non occupa forse anche lo spazio che la avvolge? La scelta di Paolo Delle Monache di lavorare con Benoit Felici è una ricerca condotta nella direzione del superamento dei limiti della statuaria – del gigantismo del monumento che pretende di risolvere l’opera esaltando la tridimensionalità dell’oggetto – a favore di una ricerca espressiva che introduce nella scultura la variabile tempo, permeandola del flusso delle immagini del cinema. Benoit Felici proietta sulle opere di Paolo Delle Monache le sue immagini oltrepassando, in questo felice incontro, il dualismo tradizionale di luce e ombra in una direzione inedita che non cerca rassicurazioni andando verso la bidimensionalità ma, al contrario, moltiplicando i livelli di lettura e rendendo la scultura permeabile a una fonte luminosa esterna e complessa come quella della proiezione cinematografica. La scultura non teme la mutevolezza dell’effetto, ma la ricerca quale libera variazione. (…)
*Estratto dal catalogo della mostra
PAOLO DELLE MONACHE E BENOIT FELICI
Caleidoscopi*
Il titolo della mostra desidera svelare cosa avviene sovrapponendo le nostre ricerche diventando contenuto e contenitore una dell’altra. Come i caleidoscopi anche i nostri lavori si compongono di frammenti che si rifrangono e completano tra loro, generando una visione che varia continuamente. Se da una parte il fine del nostro lavoro è vedere bello, dall’altra cerchiamo di evocare lo scorrere inesorabile del tempo, il sovrapporsi di ricordi, sogni e immaginario. Le viedeoproiezioni su sculture cercano di dare una chiave di lettura della contemporaneità. Con loro tentiamo di rappresentare l’indefinibile e lo stupore che abbiamo per quello che ci circonda, che è sotto di noi e dentro di noi. Il caos ripetitivo che ne deriva è un ritratto della quotidianità, ma anche un autoritratto. Questa mostra continua le esposizioni allestite a Roma, al Museo delle Terme di Diocleziano, e a Bordeaux alla Base souns-marine. Una rovina antica dalle enormi finestre è stata il punto di partenza. Una archeologia bellica, bunker di cemento e totalmente buia, il successivo approdo. Se a Roma il nostro lavoro è stato avvolto da maestose e altissime mura piene di luce, testimonianza di un passato remoto eroico e luminoso; a Bordeaux ci siamo inoltrati in un luogo in cui l’assenza di finestre creava un cinema infinito: una passeggiata notturna in un grande cervello di cemento armato in cui la vista lentamente si abitua a una oscurità intima.
Nello Studio Museo Francesco Messina abbiamo suddiviso l’allestimento in due parti. Filo conduttore è il sogno. Contenuto e celato al piano terra dentro grandi volti dormienti, si manifesta al piano interrato scorrendo sulla superficie delle sculture, che mostrano su di sé quello che la rumina della memoria ha composto. Conclusione della mostra è una stanza (un minuscolo cinema), dove è proiettato il cortometraggio Unfinished Italy e il video Caleidoscopio.
Oltre che con lo spazio, le opere della mostra Caleidoscopi desiderano dialogare con le sculture di Messina, cercando di esserne eco e continuazione, sia per il materiale (il bronzo) che per la riflessione sull’umano.
I bronzi rappresentano luoghi del vissuto e dell’immaginario. In lavori come In completa balia dei ricordi o Archeologia di un istante, una piccola figura umana è circondata e inserita all’interno di un paesaggio urbano dalla forma di semisfera. Quelle forme sono una secrezione di ricordi ed evocano l’habitat spaziotemporale delle conchiglie. Sono l’origine e l’identità che i piccoli ospiti stratificano intorno a sé trasformandole nella testimonianza del proprio vissuto.
Le sculture hanno per soggetto “la città” quale contenitore di tempo, destini e vissuto. Le forme realizzate sono l’incontro di quelle architetture (un campanile, un palazzo antico, un gratta- cielo, una chiesa) che costituiscono la fisionomia e l’identità del paesaggio urbano e di chi ci vive.
Il film Unfinished Italy riprende un paesaggio costellato da architetture incompiute, da dighe senz’acqua e da rovine nate rovine. Personaggio narrante è spesso un pastore profetico che evoca sia antiche leggende che il desiderio di rompere, in un ipotetico domani l’incantesimo che ha reso i luoghi a lui circostanti, senza passato e senza futuro, immobili come una statua di sale.
*Estratto dal catalogo della mostra